Segni particolari: perché possano diventare lunghi e stretti, i grissini devono essere realizzati con un impasto molto elastico e duttile, in grado di essere lavorato a lungo con le mani. La tradizione vuole che i grissini nascano da una piccola porzione d’impasto, tirata con un leggero movimento vibratorio mediante l’apertura delle braccia.
Accoppiata vincente: veloce e sfizioso è l’abbinamento dei grissini con il prosciutto crudo. Avvolgendoli con una fetta sottile di Parma alle estremità, saranno ideali come stuzzichino per aperitivi e merende.
Cenni storici: il termine grissino sembra deriva da “grissia” o “gherssa”, che in piemontese significa bastone. Infatti, l’antenato del grissino era un pane allungato e stretto, simile all’attuale baguette francese, nato per ordine del medico curante del Duca Vittorio Amedeo II che, soggetto ad intossicazioni alimentari, aveva bisogno di mangiare un pane più cotto e digeribile degli altri.
Secondo nome: Ghersin stirà
Poesia: “il dottor Pecchio di Lanzo, chiamato a curare il giovanetto Duca Vittorio Amedeo II, sbandì pozioni e boccette ed ogni generazione medicinali, lo fece nutricare di panne grissino, onde, la natura aiutante, il suo corpo rinvigorì” (tratto da “Storia di Vittorio Amedeo II”, Domenico Carutti)
Provenienza: diffusi praticamente in tutto il Piemonte, i grissini sono originari delle Valli di Lanzo, di Torino, del Canavese e del Pinerolese.
Soste consigliate:
RACCONIGI
Sede della vita intima e familiare dei Savoia, Racconigi è considerata porta della Granda, ovvero della provincia di Cuneo. Oltre al famoso centro Cicogne e Anatidi della Lipu, questa cittadina è famosa per il Castello Reale, fortezza dei marchesi di Saluzzo trasformata poi in residenza reale. Grazie a Carlo Alberto fu eletta maison de plainsance, nonché centro di agricoltura sperimentale: si possono ammirare le scuderie, gli alloggi, i fienile, le stalle e i granai situati nella zona de La Margaria (che in piemontese significa case contadine).
REGGIA DI VENARIA
Restaurata in tempi recenti, la reggia di Venaria è spesso considerata la Versailles d’Italia, anche se non bisogna dimenticare che fu la reggia italiana a incantare Luigi XIV, che inviò i suoi architetti affinché ne traessero spunto. Fu la passione sabauda per la caccia a ispirarne la costruzione. Nelle maniche, un tempo utilizzate come scuderie, oggi è collocato il centro per la Conservazione e il Restauro La Venaria Reale, mentre negli spazi destinati alla rimessa delle carrozze, oggi vi sono botteghe e atelier; nella scuderia grande ora ha sede un polo per le grandi mostre. Nei giardini e tutt’intorno, fontane e templi.
CASTELLO DI RIVOLI
A controllo della Val di Susa, il Castello di Rivoli già nel Trecento venne scelto quale dimora d’elezione di Amedeo VI di Savoia, il Conte Verde. Oggi sede del Museo d’Arte Contemporanea, il Castello di Rivoli è da sempre stato considerato un luogo d’arte e di sperimentazione. Da visitare anche la Maison Musique, un fabbricato industriale in stile liberty realizzato all’inizio del Novecento come macello e fabbrica del ghiaccio. Al suo interno si consiglia di assaporare i piatti del Combal Zero, celebre ristorante di Davide Scabin.